Se c’è un gioco di strada in cui da bambino mi sono veramente divertito è “scocciabicchieretto” (scocciabicchirittu in dialetto sublacense). Un misto tra l’acchiaparella e il booling, ma con dei rischi tali che oggi lo renderebbe vietatissimo dalle mamme; ma non potete immaginare come fosse divertente.
Va giocato con un numero abbastanza consistente di giocatori (almeno 6), dove uno tra questi deve acchiappare gli altri. Appena ne tocca uno si libera e gli cede l'incombenza di acchiappare. Ma il bello è come e sotto quali condizione chi acchiappa può catturare un altro giocatore.
Per giocare è necessario un “bicchiretto”, un barattolo robusto e necessariamente vuoto, una “boccia” per ogni giocatore , cioè un sasso grande abbastanza da stare nella mano del giocatore come una boccia, ed un campo da gioco a forma rettangolare da dividere in tre aree, preferibilmente di terra.
Lo scopo di ogni giocatore è quello di lanciare la “boccia” per colpire il barattolo, una sorta di booling con un solo birillo, e riguadagnare il diritto di un altro tiro. E fin qui nulla di pericoloso o eclatante, ma la boccia si lancia mentre tutti i giocatori sono distribuiti sul campo e magari stanno anche correndo per non farsi prendere dal giocatore che in quel momento sta acchiappando.
Andiamo però per ordine e parliamo prima di tutto del campo di gioco. Infatti, a differenza dell’acchiapparella il campo di gioco di scocciabicchieretto è un rettangolo con tre zone ben definite: l’area di lancio, l’area di corsa e l’area di ripartenza. L’area di corsa, posta nel mezzo, è separata dell’area di lancio e quella di ripartenza da due linee tracciate sul terreno, tracciate usando il solito metodo del tacco della scarpa. Al centro della linea che separa l’area di corsa da quello di ripartenza si disegna un cerchio. Al centro di questo cerchio viene posto il bicchieretto e, appoggiata ad esso, di fianco nella direzione della linea di delimitazione il giocatore che acchiappa deve mettere la propria boccia. Lui infatti è l’unico che non ha la possibilità di tirare al bicchieretto.
Uno alla volta i giocatori, dalla zona di lancio, lanciano la boccia verso il bicchieretto con lo scopo di abbatterlo, assicurandosi almeno di far arrivare la boccia nella zona di ripartenza. Se infatti la boccia si ferma nell’area di corsa, senza neanche toccare la linea di limitazione il lanciatore darà il cambio a chi acchiappa e questi finalmente potrà andare a tirare.. Una volta tirata la boccia nell’area di ripartenza il lanciatore deve riuscire a riprenderla e a riportarla nell’area di lancio senza farsi prendere da chi acchiappa Chi acchiappa però non può catturare uno che ha lanciato fino a che questo non riprende, o solo tocca, la propria boccia situata nell’area di ripartenza.
Se però con un lancio si colpisce il bicchiereto facendolo cadere, chi acchiappa deve rimetterlo in piedi nel cerchio più velocemente possibili perché, mentre lui è impegnato in questa operazione, tutti i giocatori nell’aria di ripartenza riprenderanno la loro boccia per riguadagnare di nuovo l’area di lancio. Chi acchiappa può catturare un lanciatore solo quando questi è all’interno dell’aria di corsa.
Immaginatevi quindi la scena: un bambino con un sasso in mano, del diametro di almeno 10 cm, che mira un barattolo di latta posto a 20-30 metri di distanza, mentre un altro bambino, solitamente di spalle, controlla che nessuno degli altri bambini nell’area di ripartenza riprenda la propria boccia per provare a ritornare nell’area di lancio senza farsi toccare dal bambino che acchiappa.. E questo sasso volante che, alla fine della sua parabola, colpisce il barattolo (scoccia il bicchieretto) scaraventandolo magari a metri di distanza. E’ un attimo: chi acchiappa si tuffa di corsa dietro al bicchieretto per rimetterlo a posto il prima possibile per poi tentare di toccare uno dei lanciatori e questi che, approfittando della sua incombenza con il bicchieretto, stanno riprendono la boccia per correre in salvo verso l’area di lancio. Velocissimamente.
E’ un gioco che mescola precisione, agilità, scaltrezza e disciplina con un livello di rischio impressionante. Immaginate questi sassi che volano nell’aria, che cadono tra le gambe dei giocatori che tentano di ripartire, che colpiscono questo barattolo metallico scaraventandolo sempre tra le gambe dei lanciatori. Ora si capisce perché il barattolo deve essere robusto e vuoto: sarà soggetto a grossi traumi.
Ricordo spazi molto indicati a giocare a scocciabicchieretto, tra tutti il cortile alle spalle delle scuole elementari di Piazzale delle Atri, un cortile rettangolare chiuso su tre lati, dove il lato corto chiuso funzionava da perfetto limite dell’area di ripartenza, le bocce non sarebbero arrivato lontanissimo dopo il lancio. E chi acchiappava aveva una perfetta visione della delimitazione dello spazio da gestire. Insomma: un campo da scocciabicchieretto perfetto.
Non credo che rivedrò mai qualcuno giocare a scocciabicchiereto, per la sua pericolosità e per la difficoltà di reperire, per strada, spazi e materiali necessari, ma vi posso assicurare che era uno dei giochi di strada più appassionanti a cui abbia partecipate e, credo, uno dei giochi di strada più strutturati che si possano immaginare.