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Questa volta le uova di Corydoras Sterbai del mio acquario sono in salvo.

E' la seconda volta che i miei Corydoras depongono le uova, e anche questa volta l'evento è avvenuto di notte, dopo un massiccio cambio di acqua.

Probabilmente l'inserimento di molta acqua più fredda ha stimolato i pesci come avviene in natura, quando depongono le uova dopo la stagione delle piogge.

Le scorsa volta, il diciotto dicembre, ne avevano deposte ventotto, questa volta circa dodici: alcune sul vetro, le altre su una foglia di vallisneria.

A dicembre avevo lasciato tutto al caso, ma nel giro di un paio di giorni sono scomparse tutte. Sospettato numero uno l'ancistrus, che quasi sicuramente le ha usate per integrare la sua dieta.

Oggi invece le ho delicatamente staccate dal vetro e dalla foglia con il polpastrello dell'indice destro. Sono molto appiccicose e non c'è il riscio di perderle sol fondo.

Le ho trasferite in una nursery di fortuna, realizzata con il fondo di una bottigla di plastica ancorata al bordo vasca a pelo d'acuia.

Aspetttiamo novità.

 

Aggiornamento del 26 gennaio

Stamattina ne ho trovate altre dieci, circa. Sempre un po' sul vetro e un po' sulle foglie di vallisneria. Salvate anche queste e immortalete in una foto.

 

Aggiornamento del 05 febbraio

Portroppo le uova non si sono schiuse. Alla prossima. 

Corydoras sterbai uova valllisneria

 

Corydoras sterbai uova vetro 

Negli ultimi decenni, nell’Alta Valle dell’Aniene, l’agricoltura è stata relegata a cenerentola dei settori produttivi e, in qualche caso clamoroso, perfino istituzionalmente dimenticata. Eppure la cultura contadina dei nostri padri avrebbe dovuto lasciare alla nostra generazione un’eredità importante. Proprio perché da sempre collegata ai bisogni fisiologici primari e mai assurta a fonte di reddito e di sviluppo imprenditoriale, abbiamo preferito una parvenza di vita comoda, il pendolarismo, ad un’attività immaginata fisicamente impegnativa. Certo la polverizzazione delle proprietà terriere, caratteristica del nostro territorio, non aiuta il singolo produttore a raggiungere quella quantità di prodotto necessaria all’agricoltura industrializzata di oggi ma, soluzioni moderne opportunamente assistite dalle istituzioni possono favorire approcci imprenditoriali che superino questo limite.

Esempio ne è lo sviluppodella produzione del vino nel territorio della DOC del Cesanese di Affile nello scorso decennio. Partendo dalla costituzione di una cooperativa, laddove erano presenti impianti vitivinicoli storici, si è arrivati agli attuali 5 produttori ufficiali.

C’è un altro comparto agricolo nel territorio che, senza dover partire da zero ma opportunamente assistito, potrebbe regalare a tutta l’Alta Valle dell’Aniene importanti soddisfazioni e nuove fonti di reddito: l’olivicoltura.

In tutta la valle infatti, sia per motivi storici che per alcune positive iniziative degli ultimi anni, si sta arrivando ad avere un importante numero di piante coltivate. Alla già discreta presenza di piante secolari di olivo sono state aggiunte oltre 60.000 piante di differenti cultivar, che la Comunità Montana dell’Aniene ha distribuito ai singoli proprietari.

Questa iniziativa proietta quindi il territorio verso importanti numeri di produzione che permetterebbero di superare il puro fabbisogno familiare per aprire la commercializzazione del prodotto su quei mercati extraterritoriali alla continua ricerca di qualità.

Infatti, l’olio extra vergine di oliva prodotto tra queste strette valli ha delle caratteristiche che lo rendono un prodotto unico. La coltivazione in alta collina su terreni sassosi e assolati abbassa la produzione di olive per pianta, ma ne aumenta la specificità organolettica e la conseguente resa media alla molitura.

Il clima estivo della zona poi, più fresco rispetto a territori pianeggianti influenzati dalla marina, protegge in modo naturale la pianta dall’attacco di parassiti tremendi come la mosca olearia.

L’olio extra vergine di oliva dell’Alta Valle dell’Aniene, quindi, possiede intrinsecamente tutte le caratteristiche per guadagnarsi un mercato importante.

Anche dal punto di vista industriale ci sono tutti i presupposti per lo sviluppo del comparto. Oltre infatti all’esperienza storica e alla competenza provata nella coltivazione dell’olivo, sul territorio sono presenti molti frantoi. Ben quattro tra Agosta, Subiaco e Affile che, da ottobre a dicembre, freneticamente frangono olive e producono olio che finisce sulle tavole delle famiglie locali o è venduto a basso costo.

Al momento solo una cooperativa di produttori ha esplorato, con successo, la vendita del prodotto oltre i confini del territorio locale ed a prezzi congruenti alla specificità commercializzata.

Cosa manca allora per il salto di qualità dell’olivicoltura dell’Alta Valle dell’Aniene? La creazione di un sistema strutturato che assista il comparto e i produttori. Un sistema che vada dalla ricerca scientifica sugli olivi e sull’olio alla definizione di un disciplinare specifico di produzione per l’attribuzione dell’IGP e della DOP, seguendo l’esempio sperimentato nel tiburtino.

Potrebbe poi essere utile la definizione di un’agenzia o di un altro soggetto organizzativo sovracomunale che faciliti la sinergia tra le diverse esperienze e assista il processo produttivo su tutta la filiera, sia supportando la commercializzazione del prodotto, sia promuovendo il cambiamento della mentalità dei produttori locali per trasformare quello che attualmente è quasi un hobby in una fonte strutturata di reddito.

Le fortune dei territori non dipendono esclusivamente dalla loro ricchezza intrinseca, ma soprattutto dalla mentalità delle persone che vi vivono.

 

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Ecco il testo del decreto appena approvato dalla camera della nuova manovra economica del governo. C'è di tutto, dai distributori di carburante agli allevamenti ittici, Buona lettura (se ce la fate a leggerlo tutto...).

 

 

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