Il primo ricordo di sofferenza risale a quando avevo circa quattro anni. Ho contratto il morbillo. E’ stata durissima. Ricordo la febbre a 40 e la sensazione della stanza che girava vorticosamente intorno a me. Ricordo le facce di mia madre, di mio padre, delle mie sorelle che a turno mi apparivano ogni volta che riuscivo ad aprire gli occhi. Anche se ero molto piccolo mi accorgevo della loro preoccupazione quando mi guardavano. Credo mi abbiano vegliato a turno. Ricordo poi la lenta guarigione in compagnia di mio nonno, un reduce del primo conflitto mondiale che mi intratteneva coi sui racconti di quella guerra. Ricordo poi la gioia di tutta la famiglia, della maestra e soprattutto del sottoscritto quando finalmente son potuto tornare a scuola.

Sono proprio contento che i miei figli, grazie al vaccino contro il morbillo, siano stati risparmiati da questa brutta esperienza.

Ricordo un altro periodo di grande dolore. A cinque anni ho contratto la parotite, i famosi orecchioni. Ricordo che mi dimenavo dal dolore nel lettone dei miei e che passai un’intera settimana con un buffo e pesante cappello di lana tirato fin sulle orecchie. Ricordo anche bene l’amico di scuola che si era ammalato prima di me e che probabilmente ha contagiato gran parte della classe, me incluso.

Sono proprio contento che i miei figli, grazie al vaccino contro la parotite, siano stati risparmiati da questa brutta esperienza.

Ricordo poi, a circa otto anni, che guardavo i ragazzi più grandi di me mentre giocavano a calcio per strada. Tra loro c’era uno che pur avendo evidenti difficoltà di movimento, ricorreva il pallone con la stessa foga degli altri. Sembrava infatti avere una gamba di legno; praticamente non riusciva a piegarla. Correva in un modo molto buffo, anzi praticamente saltellava e mancava quasi sempre il pallone quando gli capitava a tiro. Quel ragazzo era stato colpito dalla poliomielite. Io i miei coetanei lo guardavamo rassicurati: noi avevano fatto il vaccino antipolio e perciò non rischiavamo una “gamba di legno” come la sua.

Sono proprio contento che io, i miei coetanei e i miei figli, grazie al vaccino anti poliomielite, siamo stati risparmiati dal rischio di quella esperienza.

Ricordo da sempre due “roselline “ sul mio braccio sinistro. Due cicatrici pressoché circolari di quasi due centimetri di diametro. Mi spiegarono che erano i segni del vaccino contro il vaiolo. Fui sollevato nel verificare che anche gli altri bambini come me avevano i medesimi segni. Ricordo almeno un richiamo di questo vaccino. Due piccoli graffi paralleli, un centimetro circa, incisi con una specie di pennino stilografico sul mio braccio destro. Ci assicurarono che, con quella tecnica la “rosellina” non si sarebbe sviluppata. Infatti le cicatrici delle due incisioni pian piano sparirono.

Sono proprio contento che, grazie al successo della campagna di vaccinazioni contro il vaiolo, i miei figli non abbiano nessuna “rosellina” sul braccio. Per loro il vaccino contro il vaiolo non è stato più necessario.

Ricordo che ho contratto la varicella da adulto, a ventiquattro anni. Febbre alta, bolle dappertutto e prurito insopportabile. L’odore del talco mentolato spesso ancora mi torna alla mente. Era febbraio inoltrato e per sopportare il fastidio delle pustole dovevo svestirmi anche in piena notte nonostante il freddo. I segni delle cicatrici sono rimaste visibili per lungo tempo.

Sono proprio contento che mio figlio secondogenito, grazie al vaccino contro la varicella, sia stato risparmiato da questa brutta esperienza. Purtroppo invece mia figlia primogenita, a soli due anni, ha dovuto affrontare e superare questa malattia. Questo vaccino non era ancora disponibile.

Lo scorso autunno per la prima volta mi sono sottoposto al vaccino antiinfluenzale. Fino ad oggi non ho contratto in effetti neanche un raffreddore.

Vaccino contro il Covid-19? Sono pronto!