Spesso nei giorni di maggiore afa, quando il caldo non dà tregua neanche all’ombra, per trovare almeno un sollievo psicologico ritorniamo con la mente ai freddi giorni invernali, nell’illusione che il ricordo delle rigide temperature ci porti un po’ di frescura.

Ma ripensare oggi a giorni freddi significa ripercorrere i difficilissimi giorni del febbraio di quest’anno: le straordinarie nevicate che trasformarono la valle dell’Aniene, come gran parte del centro Italia, in una succursale della Siberia.

Quindici giorni sotto la neve sono facilmente sopportabili dalle comunità bolzanine o valdostane, ma da queste parti sono eventi che si ripetono ad intervalli di lustri, segnando indelebilmente le generazioni che le vivono. Molti di noi sentivano parlare della nevicate del ‘56 o di quella dell’85; ora ricorderemo anche quella del 2012!

Il peso di quelle giornate è ancora vivo e presente nelll’animo di molti. Capita allora che, ritrovandosi insieme, si finisce a parlare di quei giorni, di come sono stati affrontati, gestiti e superati. Giorni in cui si è dovuto rinunciare a molti degli ausili tecnologici su cui è basata la nostra esistenza, in primis l’energia elettrica. I più fortunati senza corrente “solo” ventiquattro ore, alcuni anche fino a sei giorni. Abbiamo scoperto che la nostra civiltà è fondata sulla corrente elettrica: senza di essa non “funziona” nulla.

In quei giorni si è tornati a considerare le esigenze primare: garantire l’incolumità propria e dei propri cari. Siamo stati improvvisamente catapultati agli albori della civiltà: la casa come rifugio, il cibo come sopravvivenza, il calore come salvezza. Niente telefono, niente cellulari, niente televisione e niente lavastoviglie, ma un tetto, il riscaldamento e il pane.

Anche la natura intorno a noi ha modificato la propria esistenza. E’ surreale il silenzio che si genera in un paesaggio innevato. Un silenzio lunare interrotto soltanto dallo spezzarsi degli alberi sotto il peso della neve.

E proprio raccontando tra amici come abbiamo “superato” quella crisi ho raccolto la testimonianza dei lupi. Sì, un piccolo gruppo di lupi è sceso fino a Subiaco. La disperazione della fame li ha spinti fino al centro abitato, dalle parti di Santa Maria della Valle, rendendo quei giorni ancora più “drammatici” e lontani dalla quotidianità della tecnologica modernità dei nostri giorni. Pochissime le testimonianze dei secoli passati su simili “incursioni” a Subiaco, ma in quei giorni del 2012 la natura ha preso il sopravvento sotto tutti i punti di visti.